Federica: la diagnosi dell’HIV arriva al culmine della sua vita

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Federica: la diagnosi dell’HIV arriva al culmine della sua vita

“Se non lo usi, vieni solo a metà”

Torna la nostra rubrica “Se non lo usi, vieni solo a metà”.

La storia di un popolo silenzioso, di un virus che si nasconde tra di noi, e che è ancora presente.

Non pensate ad un lontano ricordo degli anni ’90: l’HIV è ancora qui. Non è stato debellato.

La storia di Federica: al culmine della sua vita scopre di essere sieropositiva

Federica ha 48 anni e una figlia di 25, una famiglia benestante alle spalle che non le ha mai fatto mancare nulla.

La diagnosi di Hiv per lei arriva al culmine di una vita trascorsa tra ribellione verso i genitori, quelle che si potrebbero chiamare cattive compagnie e la dipendenza dalla droga, ed è come un fulmine a ciel sereno.

“Il dottore mi diagnosticò l’Hiv, contratto per colpa di un ago infetto. Le aspettative di sopravvivenza erano esigue. Volevo morire il prima possibile.”

Nel suo passato un fidanzato che quando aveva 16 anni la picchiava tanto da farle perdere la bimba che aspettava, un altro che spacciava droga, e colleghe che la introducono all’uso dell’eroina iniettata in vena.
Poi la depressione, le rapine, un andirivieni tra carcere e comunità, fino alla decisione di disintossicarsi in Portogallo per accontentare i genitori.

“Il problema però era dentro di me. Fuggii dopo sei mesi verso l’Italia con un coinquilino sardo, del quale rimasi incinta. Stavolta volevo tutelare la bambina: stop all’eroina. Nel 1993, nacque perfettamente sana”.

Allora tutto sembrava potersi risolvere, ma il baratro l’aspettava dietro l’angolo, proprio con la diagnosi di sieropositività.

“Sapevo che si trattava di una malattia mortale, avevo paura. Il pensiero di mia figlia mi dava la forza per non arrendermi”.

[Tratto dal Fatto Quotidiano Online]

Federica è una delle tante storie di HIV che cercando di riscattarsi. Chi ha vissuto sul ciglio e alla fine è caduto, chi ha avuto dei compagni o compagne sbagliate, chi ha preso delle scelte sbagliate, tutti con un unico stesso risultato: diventare un sieropositivo.

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